Mercoledì scorso, primo agosto sono stati pubblicati online gli schemi per creare pistole in 3D attraverso le stampanti. E’ di giugno la causa vinta contro il governo, che ha fatto ottenere il permesso di pubblicare gli schemi all’organizzazione creatrice di queste armi di plastica. Quindi con la vittoria della prima causa è stato sancito che la Defense Distribuited può diffondere online, gratuitamente i propri progetti di una pistola, la Liberator. Ma è già dal lunedì che nove stati americani, più il District of Columbia, hanno fatto causa in un tribunale di Seattle per chiedere all’amministrazione Trump di impedire la pubblicazione dei file STL. Il giudice Seattle ha di fatto bloccato temporaneamente la diffusione di questi progetti, in attesa del responso giudiziale.
Cody Wilson, proprietario dell’organizzazione che detiene i progetti sostiene che è una limitazione della sua libertà di espressione e si tratta solamente di disegni, non di armi: fino ad ora le battaglie legali gli hanno dato ragione, e Wilson ha avuto il permesso di distribuire gli schemi, in qualunque forma,con l’ultima causa. Il governo americano si è anche fatto carico dei 40mila dollari di spese legali di Wilson. Anche se dopo questo nuovo stop si riapre il caso su tutti i fronti.
Liberator, torna a far parlare di se, ad oltre 5 anni dal progetto originale. Questa buffa e letale arma stampata in 3d è dinuovo balzata agli onori della cronaca grazie a tutte le battaglie legali che scatena in America in questi giorni.
Ma è davvero pericolosa quest’arma? E quanto?
La forma non propriamente longilinea, abbozzata, stimola più sorrisi che paura, ha tutta l’impressione di essere una pistola da cartoni animati.
Anche l’utilizzo è limitato, se realizzata regola d’arte può sparare un solo colpo, poi va ricaricata. Esatto… un passo indietro rispetto alle armi che siamo abituati a vedere nei film d’azione. Un ritorno ai tempi in cui si prendeva la Bastiglia. Il vero pericolo di questa arma è dato dal materiale che la compone per la quasi totalità, l’ABS. Questa plastica, di cui sono fatti anche i mattoncini LEGO, è invisibile ai metal detector. Per questo motivo sono chiamate “Ghost Weapons”, Armi Fantasma.
Inquadramento giuridico e un po’ di storia
La legislazione non è chiara, confusa, soprattutto negli stati uniti, dove vige un secondo emendamento che protegge il diritto di ogni cittadino a possedere armi. E quindi cosa fare con queste pistole in 3D? Ma anche in luoghi ove è illegale detenere armi, non si può punire chi si limita a scaricare il file, magari un semplice curioso! Serve la flagranza di reato. Unico caso ad oggi conosciuto è stato Yoshimoto Imura, Youtuber Giapponese che ha mostrato armi stampate in 3D in un suo video, prontamente arrestato. Salvo poi essere rilasciato perché, nonostante essersi autodenunciato è stato fatto notare che non possedeva neanche un proiettile. Quindi possiamo annoverarlo tra i curiosi.
In italia è tutto più chiaro. Non si possono detenere armi da fuoco senza un porto d’armi, e l’arma deve in ogni caso essere registrata.
Ma la domanda è: quando diventa un’arma? Una pistola del genere senza parti in metallo, quindi non in grado di sparare è considerabile arma?
Speriamo chiariscano questo punto perché altrimenti a rimetterci potrebbero essere una serie di curiosi, che vogliono testare questa stampa, prendendola come una sfida, più che per vero interesse per le armi.
Inoltre in questi anni si sono diffuse molte altre armi di questo genere, scaricabili gratuitamente da Fosscad.org (dove i files vengono scambiati come torrent) o Defcad (un motore di ricerca stl, bloccato alla data di pubblicazione di questo articolo, temporaneamente, per i risvolti spiegati sopra), per citarne 2 dei più conosciuti. Armi nettamente più performanti della Liberator. Alcune riescono a sparare più colpi, altre assomigliano in tutto e per tutto alle sorelle “professionali”.
Allora perché preoccuparsi delle pistole in 3D, Liberator?
Ci sono 3 punti cruciali che destano la preoccupazione delle autorità e puntano i riflettori sia sull’eco mediatico, sia sull’effettiva pericolosità di queste armi:
Eco mediatico potenzialmente pericoloso
- In primis questa pistola in 3D è scaricata e stampata da gente comune, che incuriosita, pesca i progetti da siti che si proclamano educativi, sempre la stessa strategia. Il sito permette la condivisione del progetto, che non risiede sui suoi server. Gli user se lo scambiano con torrent e quindi non è responsabile. Un po’ come i vari siti che condividono film e musica, si scaricano la responsabilità dicendo: Guardalo solo se possiedi la copia originale! Se no è illegale e quindi è affar tuo!E quindi è così che finiscono in mano a chi non conosce le potenzialità delle armi da fuoco, ed ecco che diventano pericolose. Soprattutto a contatto con ragazzini in vena di sperimentazioni. Il Governo dovrà redigere una norma per limitare la diffusione dei progetti di armi senza intaccare la libera circolazione dei files che si ha ora. E come succede di solito difficilmente succederà.
Non sono i criminali, per una volta, che preoccupano per la diffusione di queste armi in plastica, loro hanno i canali per ottenere armi “vere”. Anzi probabilmente guardano alla cosa con un po’ di sospetto, perché iniziano a rendersi conto che se la tecnologia facesse passi avanti potrebbe soffiargli una quota di mercato.
Pericoli reali
- Il primo vero pericolo reale delle armi in plastica arriva dal terrorismo. Queste armi forgiate in ABS non vengono rilevate dai metal detector, come detto prima le chiamano “Ghost Weapons”, tranne che per qualche componente, il cane e la canna.
L’allarme deriva dal fatto che, con un’organizzazione neanche troppo sopraffina i pezzi in metallo potrebbero essere smontati e introdotti in zone “weapon free”, come tribunali, areoporti ecc, facilmente, per poi essere riuniti all’arma all’interno.
Non è un’ipotesi da prendere alla leggera anche se i sistemi di sicurezza si attrezzeranno presto per questa eventualità - Il terzo e forse più grave pericolo apportato da queste nuove armi è che esse vengono costruite da curiosi, appassionati e fanatici. Quindi in questo caso oltre all’incolumità del bersaglio, bisogna occuparsi anche di chi la impugna.
Il progetto è testato ma basta qualche imperfezione nella stampa o errore di assemblaggio che vedremo qualche mano sanguinante, o peggio. Ricordiamoci che è sempre plastica che ha a che fare con un’esplosione! (vedi foto)
Spero che questa analisi, per quanto superficiale vi abbia fatto desistere dall’idea di creare una di queste pistole. O se state leggendo questo articolo, proprio perché avete in progetto di costruirla nel prossimo futuro, almeno possiate farlo il più responsabilmente possibile! Ricordandovi sempre che in Italia, anche realizzandone una da esporre, se sarà operativa è necessario il porto d’armi.
Se vi interessa il mondo della tecnologia e della stampa 3D mettete MI PIACE alla nostra pagina Facebook per ricevere aggiornamenti su tutte le novità! Potete trovare moltissime altre notizie alla sezione News.